Il
consumo di birra in Italia sta crescendo: oggi, il 64% degli
italiani oltre i 15 anni di età beve birra. Il consumo
procapite, che nel 2001 si è attestato su 28,9 litri,
è comunque molto inferiore a quello di Paesi europei
come Spagna e Grecia, per non citare la patria dei consumi
di questa bevanda - la Germania - dove se ne bevono 130 litri
a testa. Vi sono previsioni secondo le quali il moderato incremento
del mercato nella Penisola potrebbe nel giro di qualche anno
portare il procapite a quota 30 litri, ma non va scordato
che a contrastare la crescita della birra (che oggi ha un
indice di penetrazione nelle famiglie del 75%) agiscono in
Italia diversi consumi concorrenti: l'acqua minerale, di cui
gli italiani consumano grandi quantità ancora in incremento;
in parte il vino, che in ambito alcolico mostra risultati
positivi dopo anni di calo; i succhi di frutta e le bevande
gassate e piatte.
Va ad ogni buon conto rilevato che la crescita dei consumi
avviene in controtendenza rispetto a quanto accade in Europa.
Sotto questo profilo, il divario dei consumi nei confronti
dei Paesi tradizionali consumatori di birra si sta pian piano
attenuando.
La domanda sta negli ultimi anni favorendo la crescita di
valore del business. Aumenta l'incidenza delle birre di fascia
alta - premium/speciali estere ed italiane - a testimonianza
di un interesse diffuso verso un consumo di qualità.
Così, la crescita in valore si mantiene su tassi più
elevati rispetto allo sviluppo delle vendite in volume.
Il mercato della birra è fortemente concentrato dal
punto di vista produttivo, con i primi tre grandi gruppi industriali
che coprono nel canale iper+super+superette oltre i tre quarti
delle vendite in volume. La frammentazione caratterizza invece
il mercato della birra dal punto di vista delle marche in
competizione.
Sul mercato, segnatamente sugli scaffali della grande distribuzione
organizzata, coesistono prodotti appartenenti a fasce prezzo
ampiamente diversificate. Dai primi prezzi, che mantengono
la loro presa su un pubblico di forti consumatori, fino alle
birre superpremium, che stimolano la curiosità e il
palato di target attratti dalle novità e disposti a
pagarne il prezzo. Sotto questo profilo, il fenomeno dello
spostamento verso le fasce medio-alte del mercato si presenta
parallelo a quanto avviene nel comparto vini, dove la tendenza
verso la qualità è uno dei fattori che maggiormente
ne stanno connotando l'evoluzione. Con la differenza di attività
di marketing maggiori sul versante birra, favorite - oltreché
dalla presenza di grandi realtà industriali - da una
minore frammentazione delle quote di mercato fra le marche
rispetto ai vini.
Nelle fasce medio-basse del mercato le private label si sono
ritagliate , nel canale iper+super+superette, circa il 7%
in volume. Una quota contenuta, in coerenza ad un universo
alcolico in cui le marche del distributore hanno dovunque
esigui spazi di penetrazione.
Fenomeno legato alla relativa polverizzazione delle quote
di mercato fra le marche è quello della forza dei marchi
locali in ambiti geograficamente limitati. E' il caso ad esempio
della birra Ichnusa (Heineken), che in Sardegna (la regione
con il più alto consumo procapite in Italia, circa
60 litri) è molto radicata; oppure della birra Pedavena,
diffusa nelle aree del bellunese.
Il mercato è fortemente battagliato sul fronte delle
battaglie di prezzo. Le operazioni promozionali riescono a
spostare in misura considerevole i consumi da una marca all'altra,
peraltro in un panorama di "fedeltà alla fascia
di prezzo": i consumatori restano spesso attaccati ad
una determinata fascia di prezzo, nella quale transitano anche
marche con un posizionamento di prezzo superiore offerte in
taglio prezzo.
Gli ultimi dati aggiornati nell'Italy Report Food 2010
...Le quote di mercato in valore e in volume... I canali
distributivi che crescono...Lo sviluppo dei consumi nelle
aree geografiche...Il peso e l'evoluzione dei segmenti...
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