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Cibi etnici
Il valore del mercato
141 milioni di euro
L'evoluzione dei consumi in valore
+ 13,5%
*Percentuale di conoscenza
delle diverse cucine etniche - Donne
Francese 62
Cinese 59
Spagnola 53
Messicana 38
Greca 32
Araba 24
Giapponese 18
Indiana 17
Brasiliana 15
Argentina 13
Tailandese/Vietnamita 12
*Percentuale di conoscenza
delle diverse cucine etniche - Uomini
Francese 68
Cinese 59
Spagnola 59
Messicana 41
Greca 35
Araba 27
Giapponese 22
Indiana 19
Brasiliana 18
Argentina 18
Tailandese/Vietnamita 15
Fonte: Consulmarketing-Largo Consumo, retail+ristorazione, anno 2001 e variazioni % sull'anno precedente

*Fonte: ACNielsen-Food, panel su 17.000 consumatori, anno 2000

L'evoluzione dei consumi e lo scenario competitivo

Il consumo di cibi etnici occupa tuttora una parte marginale nell'universo del dettaglio alimentare. Tre i fattori che limitano lo sviluppo di questo eterogeneo mercato: 1) La limitata padronanza della preparazione culinaria delle specialità estere 2) L'elevato prezzo delle referenze presenti nel dettaglio alimentare 3) La fortissima concorrenza di una tradizione gastronomica italiana ricchissima e ancor oggi conosciuta solo in parte da un estremo all'altro della Penisola.

Non è un caso, in questo contesto, che a determinare il maggior grado di conoscenza della cucina straniera sia quasi sempre proprio la ristorazione commerciale, che sopperisce alla mancanza di capacità culinaria, soddisfacendo nel frattempo il desiderio di ampie fasce giovanili di ampliare confini del piacere del cibo a territori estranei alla nostra tradizione.

Secondo i risultati del panel ACNielsen su 17.000 consumatori, le persone che maggiormente conoscono la cucina etnica rappresentano anche quelle con la maggior cultura di gastronomia regionale. L'apertura verso gastronomie diverse da quelle cui più si è abituati origina cioè un atteggiamento che coinvolge al tempo stesso sia la gastronomia nazionale che quella etnica, nel fenomeno di concorrenza citato all'inizio.

Ma per tutte le fasce di consumatori resta il punto fondamentale: il buon grado di conoscenza di una determinata cucina etnica non si traduce che in piccola parte in acquisti di prodotti etnici. Ne sia testimonianza anche il dato che emerge dal panel secondo il quale i giovani con meno di 24 anni sono i maggiori conoscitori della cucina cinese, per averla gustata nella forma occidentalizzata della ristorazione presente nelle nostre città; un dato che non si accoppia affatto ad un'abitudine all'acquisto di involtini primavera, salsa di soia e altre specialità appartenenti od apparentate con la tradizione gastronomica del gigante asiatico.

Il business della cucina etnica resta quindi in grandissima parte business da ristorazione, il che non vuol dire che non vi siano opportunità per il dettaglio alimentare di far crescere in modo sostanzioso le vendite di cibo etnico. A patto di calmierare i prezzi, talvolta spropositati, e di agire come si deve fare con ogni categoria ad acquisto d'impulso, cioè spingendo sulla visibilità, sulle iniziative promozionali in punto vendita. In attesa che qualche gruppo industriale inizi a investire cifre significative nella pubblicità sulla propria linea di cibo etnico, oggi pressoché estraneo ad azioni di marketing industriale di qualche rilievo.

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