Il consumo di margarina mostra segni di lieve ripresa, specie nei valori, dopo una fase di sensibile calo. E' una tipologia di prodotto che sconta fortemente l'immagine di scarsa naturalità, un fattore capace di penalizzare fortemente qualsiasi categoria merceologica alimentare.
In teoria, rispetto al concorrente diretto burro - la cui domanda non brilla ma che sembra perlomeno reggere le quantità annue vendute nel retail - potrebbe avvantaggiarsi dall'essere un prodotto vegetale, più leggero, connotato da un minore apporto di grassi.
Ma, di fatto, la margarina risulta svantaggiata rispetto al burro nel confronto del sapore, un fattore trainante per l'intero universo alimentare e che proprio nel caso del burro funziona da paracadute dei consumi per quella categoria merceologica oggi fuori dalla pesante crisi del recente passato.
Non è un caso, a questo proposito, che uno dei tentativi di rivitalizzarne il consumo poggi proprio sulla "contaminazione" merceologica con il burro, nel caso ad esempio di Vallè Grangusto con Burro. Il fenomeno è esattamente speculare a quello che porta al lancio e al successo del burro light, con ridotto apporto di grassi, e testimonia come nel mass market avvenga che categorie merceologiche fortemente concorrenti evolvano verso un'offerta che ibrida le caratteristiche di ciascuna di esse.
Il mercato della margarina è fortemente concentrato,
con i primi due competitor - Unilever Best Foods Italia e
Unigate Foods - che coprono in volume circa l'80% delle quantità
commercializzate nel canale iper+super+superette.
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