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Miele
Il valore del mercato
€ 60.000.000
Raccolto in Italia 2001
3.000 tonnellate
Il peso delle zone in valore*
Nord-Ovest 35,0% (+12,8%)
Nord-Est 25,9% (+7,9%)
Centro 21,7% (+10,6%)
Sud 17,4% (-0,7%)
Il peso delle zone in volume*
Nord-Ovest 34,5% (+13,7%)
Nord-Est 25,5% (+3,0%)
Centro 22,9% (+9,0%)
Sud 17,2% (+0,2%)
Il peso dei canali distributivi in valore*
Iper e Super 58,0% (+12,6%
Libero Servizio 19,4% (+5,7%)
Grocery 14,9% (-1,3%)
Discount 7,7% (+6,5%)
Il peso dei canali distributivi in volume*
Iper e Super 57,5% (+10,2%)
Libero Servizio 17,8% (+6,7%)
Grocery 12,5% (-0,6%)
Discount 12,0% (+3,9%)
Fonte: Una-Api-Food anno 2001

*Fonte: ACNielsen-Food anno terminante a giugno-luglio 1999 e variazioni sull'anno precedente

L'evoluzione dei consumi e lo scenario competitivo
MieleIl consumo procapite di miele degli italiani, 400 grammi l'anno, è piccolo se paragonato a quello tedesco di 1.500 grammi; oltretutto gli ultimi anni hanno segnato la sostanziale staticità della domanda finale. E un ulteriore freno potrebbe derivare dall'aumento dei prezzi seguito alla pessima raccolta nazionale del 2001, che ha a causa delle anomale condizioni climatiche ha segnato un calo del 70%).

Dal punto di vista strettamente nutrizionale, il miele è perfettamente in linea con le tendenze di un'alimentazione salutistica attenta agli apporti dei singoli elementi del cibo. Ma se queste tendenze hanno fatto la fortuna di prodotti come lo yogurt, nel miele non è accaduto altrettanto anche a causa di un gusto che ha un grado di accettazione molto meno alto. E se si considera proprio l'esempio dell'ascesa dello yogurt, che si è verificata anche grazie al passaggio da versioni più acidule a prodotti più dolci e organoletticamente graditi, alcune indicazioni importanti possono esserne tratte.

La prima è che avvantaggerebbe il mercato del miele lo sviluppo di un consumo combinato con altri alimenti in grado di stemperarne il sapore sposandolo con altri meno forti. E ancora lo yogurt può essere preso come ad esempio, questa volta sotto l'aspetto di un valido alleato dello zucchero d'oro. Il consumo deliziosamente abbinato dei due alimenti, assai diffuso in Grecia, è uno dei modi in cui il miele potrebbe essere preso in considerazione, specie nell'ambito della prima colazione ma anche come snack energetico. Ma a promuovere il suo consumo dovrebbero essere le aziende produttrici, che però operano in un panorama estremamente frammentato e in cui il solo leader - Ambrosoli, che copre oltre un quarto delle vendite in volume - investe pubblicitariamente cifre significative. Peraltro, il 45% del fatturato aziendale è oggi relativo alle caramelle al miele, di cui il marchio è sinonimo.

Un altro elemento che frena il consumo di miele concerne la scarsa cultura sul prodotto, che è assai ricco in termini di derivazione floreale e conseguentemente di gusto. Ma, anche qui, sono le aziende, con l'ausilio delle iniziative condotte insieme alla gdo i soggetti cui spetta premere l'acceleratore sulle attività di marketing.

Sotto quest'ultimo profilo, una delle poche novità in questo settore è rappresentata dal lancio da parte del leader di mercato del sacchetto di miele per gli sportivi, analogamente a quanto avvenuto nel campo dei succhi di frutta. Ma non è, questo, un settore in cui vi sono grandi opportunità di innovare.

Da segnalare, in un mercato polverizzato sul fronte produttivo e che non presenta quindi particolari barriere di brand marketing , la rilevante quota del 30% in volume conseguita dalle private label.

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