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Superalcolici
Il valore del mercato*
€ 474.110.000
Il volume del mercato*
48 milioni di litri
La dinamica dei consumi in valore
+5,2%
La dinamica dei consumi in volume
+3,9%
Il valore del mercato dei liquori dolci*
€ 116.200.000
Il volume del mercato dei liquori dolci*
13,3 milioni di litri
Il peso dei segmenti in valore*
Base limone 35,1%
Altri base frutta 21,4%
Sambuca 17,0%
Altri liquori dolci 26,5%
Il peso dei segmenti in volume*
Base limone 37,2%
Altri base frutta 17,4%
Sambuca 17,0%
Altri liquori dolci 28,4%
Il peso delle zone in valore*
Nord-Ovest 31,3%
Nord-Est 23,0%
Centro 24,3%
Sud 21,4%
Il peso dei canali distributivi in valore*
Iper e Super 55,7%
Libero servizio 19,6%
Bottiglierie 19,6%
Discount 13,3%
Il valore del mercato delle grappe*
€ 99.200.000
Il volume del mercato delle grappe*
11 milioni di litri
Il peso dei segmenti in valore*
Pregiate monovitigno 30,8%
Altre pregiate 20,0%
Corrente 49,2%
Il peso dei segmenti in volume*
Pregiate monovitigno 21,8%
Altre pregiate 16,7%
Corrente 61,5%
Il peso delle zone in valore*
Nord-Ovest 42,5%
Nord-Est 34,8%
Centro 15,1%
Sud 7,6%
Il peso dei canali distributivi in valore*
Iper e Super 52,6%
Libero servizio 16,3%
Bottiglierie 18,5%
Discount 12,6%

Fonte: Information Resources-Largo Consumo, iper+super+superette, anno 2000 e variazioni % sull'anno precedente

*Fonte: ACNielsen-GDOweek anno terminante a gennaio 2000

L'evoluzione dei consumi e lo scenario competitivo
SuperalcoliciIl consumo di superalcolici, che nel complesso ha sofferto negli ultimi anni della generale tendenza dei consumatori a ridurre l'assunzione di alcolici, presenta andamenti alterni fra le diverse tipologie di prodotti che ne compongono il variegato universo, che non mutano comunque i connotati di un comparto complessivamente in via di ridimensionamento.

Abbastanza vitali appaiono i consumi di white spirits, con il rum in piena evidenza e i positivi risultati di vodka neutra e gin; buona è anche la fase che caratterizza quelli di liquori dolci, dove la crescita del limoncello si è presentata recentemente come uno dei fenomeni più interessanti dell'intero comparto alcolico.

In fase di flessione contenuta, ascrivibile a una fase di raggiunta maturità, sono i consumi di grappe, whisky e amari. La vodka flette complessivamente trascinata dalla crisi delle vodke aromatizzate, mentre la vodka bianca mostra un consumo abbastanza vitale. In deciso calo, che si protrae oramai da anni, sono gli "spiriti bruni" cognac e brandy.

In questo quadro complessivo, i consumi si stanno orientando maggiormente, rispetto al passato, verso fenomeni moda - che hanno ad esempio trainato recentemente le vendite delle creme di whisky - e verso un'autogratificazione connotata da forti aspetti emotivi, come nel caso del rum che riporta - sostenuto dall'advertising - al mondo della festa caraibica.

Il successo del limoncello, che le aziende tentano di bissare con il lancio di un prodotto per molti versi ad esso analogo come il mirto, mostra come anche in un settore complessivamente in flessione sia possibile individuare aree di sviluppo, attingendo dalle tradizioni locali. Significativi, oltre lo stretto ambito di questo liquore, sono diversi aspetti che ne connotano il gradimento: il contenuto tenore alcolico, l'immagine di naturalità/tradizione, la versatilità di consumo. Il limoncello è, inoltre, un liquore poco impegnativo, che non presuppone particolari conoscenze per poter essere apprezzato appieno.

A ben vedere, questi fattori di successo sono gli stessi la cui assenza determina il calo di prodotti come brandy e cognac. Su questo versante, i maggiori gruppi di produzione e commercializzazione sono impegnati sotto il profilo della comunicazione in un'opera di "semplificazione" del consumo, accoppiandovi concetti accessibili a tutti, con il fine di alleggerire la scelta della marca.

Fuori da questi canoni, resta l'onda lunga di una tendenza del consumo alcolico a diminuire le quantità in favore dell'innalzamento della qualità. Specie in quei segmenti del mercato - whisky, grappe, brandy - dove maggiori sono i picchi di qualità delle migliori produzioni. Diminuiscono, quindi, i forti consumatori di superalcolici, mentre si amplia la parte dei consumatori attenti ad un consumo moderato di prodotti di qualità.

I quali stanno sospingendo il successo del segmento dei whisky premium, che sul mercato pesano in volume meno del 3%, ma che viaggiano con tassi di incremento al raddoppio anno dopo anno.

Si stima che su 10 atti d'acquisto, 8 riguardino la funzione di prodotto-regalo, mentre la penetrazione dei superalcolici in famiglia varia sensibilmente a seconda della tipologia di prodotto: da attorno al 60% per whisky grappe ed amari, giù al rabarbaro che è presente in circa il 10% delle famiglie italiane.

Va rilevato, con riferimento al canale della grande distribuzione organizzata, che negli assortimenti - insieme ai prodotti dalle maggiori quote di mercato - trovano spazio marche di fascia elevata che certamente originano basse rotazioni, ma portano elevati margini e valorizzano il servizio offerto alla clientela.

E' ormai facile trovare, nei punti di vendita della gdo di dimensioni medio-grandi, ad esempio, whisky di pregio dal costo elevato, o grappe monovitigne di alta qualità. Il tutto, in un mercato in cui le marche commerciali sono pressoché assenti e le politiche di prezzo sulle brand più importanti costituiscono per le catene di supermercati uno strumento largamente utilizzato al fine di rafforzare la propria immagine di convenienza.

Gli ultimi dati aggiornati nell'Italy Report Food 2010

Le quote di mercato in valore e in volume...I canali distributivi che crescono...Lo sviluppo dei consumi nelle aree geografiche...Il peso e l'evoluzione dei segmenti...

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